Gambare è la forma di uno dei principi attorno ai quali ruota la società giapponese. Facciamo chiarezza una volta per tutte sul significato.
Quando si comincia a studiare il giapponese, una delle prime parole che saltano fuori è ganbaru e i suoi derivati, compreso gambare. Inoltre, i termini vengono ampiamente applicati nel quotidiano, ragion per cui non c’è motivo di stupirsi se li sentirai usare in più occasioni lungo la giornata. Ma qual è il significato specifico nel Paese asiatico? In quali ambiti viene impiegato e perché incarna un concetto così significativo nella terra del Sol Levante?
- Origini: da ganbaru, parola composta da due idreogrammi: GAN, ravvisabile in cotesti quali ganko (testardo) oppure gankyou (tenacia), e HARU, avente differenti significati, tra cui stendere, tirare o dedicarsi.
- Dove viene usato: come sprono per superare ostacoli oppure i problemi che si parano dinanzi.
- Lingua: giapponese.
- Diffusione: nel quotidiano.
Il significato di Gambare
Il verbo ganbaru ha in giapponese due significati differenti. Il primo, di uso meno comune, si sostiene che deriva da ganharu, vocabolo usato nel periodo Edo che letteralmente faceva riferimento all’azione delle sentinelle che monitoravano il castello.
Più diffusa la seconda accezione, che intende sopportare le avversità, senza gettare la spugna. Tuttavia, tale descrizione è fin troppo riduttiva e trascura i cambiamenti di sfumature che il verbo ha nelle svariate situazioni.
Ganbare è la forma imperativa e spesso lo urlano i fan o i sostenitori per incitare il proprio atleta preferito (ad esempio Roberto Baggio in passato) o semplicemente una persona cara, alle prese con una competizione. Sebbene una traduzione letterale non esista, in italiano equivale grosso modo a “Dai!” oppure “Forza ragazzi!”.
Esempi d’uso
Ecco qualche esempio d’uso in casi pratici:
“Gambare è uno degli incitamenti caratteristici della cultura giapponese: è così che un cittadino ha modo di farsi rispettare e apprezzare nel suo habitat sociale”.
“Al coro ‘gambare!’ tutti i tifosi si sono uniti in una sola voce”.